‘I luoghi della formazione’: il primo incontro promosso da Lualdi sui luoghi del vivere quotidiano

Da sempre attenta all’evoluzione del design e dell’architettura, non solo dal punto di vista estetico e funzionale, Lualdi è testimone di un cambiamento significativo nella progettazione degli spazi, favorendo una maggiore attenzione alla relazione tra le persone e agli ambienti in cui vivono e lavorano. 

Un cambiamento fisiologico dettato da diversi fattori abilitanti. Tecnologia accessibile, attenzione al benessere dell’individuo, consapevolezza verso le tematiche ambientali, dialogo con il contesto.

In questo nuovo scenario, il lavoro del progettista deve tenere in considerazione numerose variabili legate anche ai cambiamenti sociali e relazionali.

Lualdi vuole esplorare questi temi in modo approfondito, coinvolgendo architetti, designer e figure trasversali che possano offrire diverse prospettive e approcci per creare un dibattito ricco di spunti non convenzionali.

Grazie a questi incontri, si analizzeranno i diversi aspetti della progettazione degli spazi in base al contesto specifico, per comprendere come il gesto progettuale sia oggi il frutto di un ragionamento sinergico.

È il rapporto fra persone, spazio, tempo e tecnologia a diventare il volano della trasformazione degli ambienti?

I quattro talk offriranno un’ampia panoramica sulla relazione tra persone e luoghi, esplorando diversi aspetti della progettazione degli spazi, grazie a panel multidisciplinari di esperti che arricchiranno la discussione di prospettive e approcci diversi.

Partendo da un caso studio, ogni appuntamento, ospitato nello showroom milanese di Foro Buonaparte 74, affronta un ambito specifico del vivere quotidiano e stimola un dibattito che vuole aprire a nuove riflessioni, con la moderazione di Marina Jonna, architetto e giornalista. 

Il primo incontro indaga i LUOGHI DELLA FORMAZIONE cercando una relazione tra spazio fisico e apprendimento.

La società ha attraversato e sta attraversando momenti critici che hanno acceso i riflettori sul mondo dell’educazione.

Oltre ad agire sull’offerta formativa per attrarre studenti italiani e internazionali, il progetto dell’involucro, dell’interazione e dei servizi può generare un cambio di rotta?

Le neuroscienze ci dicono che il cervello non si apre se non si emoziona. Almeno negli ultimi 50 anni la dimensione dell’empatia è venuta meno. Tutto è informazione, educazione alla dimensione cognitiva, nella speranza – vana – che dal concetto si possa passare all’azione.

La mentalità delle nuove generazioni è fluida, porosa, relazionale e empatica. Qual è allora l’approccio e quali sono gli spazi più adatti a formare i giovani? 

Elena Granata risponde al quesito, con le “3 E”: Empatia, Emulazione, Esperienza.

“Frequentare l’università significa non solo apprendere informazioni, ma anche vivere il contesto e far parte di una comunità intellettuale. I luoghi che abbiamo ereditato dal nostro passato non sono adatti alle intelligenze che dobbiamo formare. Le mie lezioni di urbanistica si svolgono all’aperto, perchè la città non si può spiegare all’interno dei confini di un’aula.”

Gli spazi devono poter essere plasmati da figure ibride, in grado di conciliare bisogni con immaginazione, creatività quotidiana con la salute del corpo sociale che vive la città; figure mosse da una curiosità libera e creativa che grazie a questa attitudine identificano le competenze a cui affidarsi per trovare le soluzioni.

Elena Granata li ha chiamati «placemaker» perché la loro attitudine è saper trasmutare una buona idea in un progetto vivo che trasforma un luogo.

Artisti che si improvvisano scienziati per risolvere problemi di mobilità di una grande città. Architetti che individuano soluzioni innovative osservando piante e animali. Designer che lavorano sui comportamenti e la psicologia delle persone. Gli innovatori pensano i nuovi spazi all’interno di una nuova città. Ciascuno di loro è capace di incursioni al di fuori del proprio campo, senza perdere di vista l’obiettivo iniziale.

Placemaker è stata la Franklin University Switzerland che, racconta Davide Gai, Direttore Strategia e Marketing, ha ingaggiato l’architetto Flaviano Capriotti per interpretare, attraverso spazi, materiali, forme e tecnologia, un approccio formativo che concepisce l’università come luogo permeabile, multiculturale, di convivenza e scambio anche con il territorio.

I prossimi incontri saranno dedicati a:

I LUOGHI DEL VIVERE 06.07.2023

nuove forme abitative

I LUOGHI DELL’OSPITALITA’ OTTOBRE 2023

relazione tra spazio fisico e esperienza dell’ospite

I LUOGHI DEL LAVORO NOVEMBRE 2023

relazione tra spazio fisico, produttività e benessere delle persone